"I valori dello sport"

Foto prof. Grion

 

Luca Grion, professore di Filosofia morale del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine, ha svolto recentemente un intenso lavoro di ricerca, incentrato sui valori dello sport e sulla pratica sportiva amatoriale e professionale.
La ricerca ha contribuito anche alla stesura della Carta etica dello sport, successivamente adottata anche dal Comune di Udine.

In un incontro pubblico dedicato alla cittadinanza e che ha visto la presenza di molti giovani genitori, ha sottolineato la discrasia fra la narrazione eccessivamente positiva data usualmente alla parola sport, e ciò che spesso accade nella realtà, come le raccomandazioni che allenatori, dirigenti, genitori spesso fanno ai ragazzi quando fanno una gara.

È ben vero che l’agonismo è l’anima dello sport, ma la sua esasperazione è il tipico problema di chi pensa che vincere sia l’unica cosa che conta davvero.
Lo sport è luogo di valori positivi, è spazio di lealtà e amicizia, palestra d’impegno e di crescita umana: se prevale la logica della vittoria ad ogni costo, si instaura un meccanismo dove il senso della sfida a danno dell’avversario diventa norma.
È facile vedere genitori che prima della partita augurano ai loro figli di divertirsi; è facile che quegli stessi genitori al rientro a casa dei ragazzi chiedano loro solo l’esito della gara perché è solo quello che conta; ed è facile vedere allenatori che predicano il fair play e il rispetto delle regole e che poi, nei fatti, educano a simulare, a mettere pressione all’arbitro, a far innervosire l’avversario. Osserviamo spesso dagli spalti a un brutto spettacolo di incitamento a vincere ad ogni costo, anche dribblando le regole.

Si assiste così, nelle piccole e nelle importanti competizioni, alla pratica della “doppia verità”: da una parte una dichiarazione etica sul valore dello sport e di guerra al doping e dall’altra la promozione, diffusione, accettazione e “normalizzazione” di cattivi comportamenti.


Il ruolo pedagogico dello sport permette di sperimentare la libertà di mettersi alla prova, praticando l’attività che più si ama, all’interno di regole condivise, in uno spazio sano.
Il significato più importante della definizione fair play, sta nel gioco corretto, leale. Le regole e la libertà sono tra loro legate.
Le buone regole promuovono una libertà adulta, capace di accettare lo stretto legame che c’è fra diritti e doveri. Diritti e doveri che sono la base del comportamento sociale in ogni contesto e in ogni epoca.

È così che i giovani atleti sperimentano che nelle regole - e grazie ad esse - la libertà prende forma; essere liberi non significa sciogliersi dai legami ma “legarsi bene”.
È nel significato della parola competere che si racchiude il rispetto per se stessi e per gli altri: custodire la correttezza del gioco è la pratica che consente all’avversario di riconoscere in noi un alleato affidabile. L’intesa tra valenza educativa dello sport e sano spirito agonistico, spronano l’atleta a ricercare il massimo risultato col maggiore impegno possibile, nel rispetto di sé e degli altri. Lo sport diviene così spazio di inclusione e di solidarietà che rende onore al merito ed esalta l’eccellenza.

L’uomo è un animale sociale che fiorisce all’ interno di buone relazioni. E qui entra in gioco la sfida alle nostre debolezze: i risultanti importanti che si ottengono sono il frutto di sacrificio, pazienza e attesa. I risultati conquistati con sudore e tenacia sono i più importanti, capaci di sviluppare ciò che gli psicologi chiamano “senso di autoefficacia”.

Lo sport fa toccare con mano la nostra capacità di metterci alla prova in situazioni di difficoltà e fatica, è una sfida coraggiosa alle nostre debolezze, l’accettazione delle nostre fragilità, e la ricerca di un goal importante: di quell’equilibrio interiore che permette di apprezzare i molti valori in gioco. La soddisfazione sta nella consapevolezza che si è stati capaci di tenere duro, di non mollare, di vincere la sfida. La sfida con noi stessi.

La gara rinforza e fa capire che le cose non vanno sempre come vorremmo andassero: una volta si perde e un’altra si vince. La consapevolezza che in una competizione si può perdere, e che c’è sempre qualcuno più bravo, più preparato, più fortunato di noi, fa parte del gioco e per noi rappresenta una sfida con noi stessi. Un sano spirito agonistico sprona l’atleta a impegnarsi a ricercare il massimo risultato, nel rispetto di sé e degli altri.
E quando perdiamo la gara, possiamo sempre girare pagina e ricominciare.

Alessandra Missana